mercoledì 16 febbraio 2011

BASTA PROMESSE DA MARINAIO DELL’AMMINISTRAZIONE LEGHISTA DI GERENZANO

Il gruppo politico Insieme per Gerenzano esprime solidarieta’ agli abitanti di Via Moneta sottoposti in questi giorni a disagi inammissibili causati dal pressapochismo dell’amministrazione leghista di Gerenzano.

I fatti:

La società autostrade ha chiuso il ponte di Via Rovello per poterlo ampliare costringendo gli abitanti di via Moneta a fare un giro dell’oca, passando da Saronno su una strada di campagna, per andare a casa. Tutto questo dalla sera alla mattina perché nessuno li ha informati anticipatamente e non ha predisposto delle soluzioni alternative.

Il Sindaco Silvano Garbelli, di fronte alle proteste dai residenti giustamente infuriati, prima ha promesso di far asfaltare la stradina di campagna da Autostrade per l'Italia dicendo che i lavori sarebbero cominciati in 3 o 4 giorni, poi è andato a parlare con il responsabile del cantiere che gli ha risposto con un sonoro NO!

Vista la figura meschina, si e’ negato ed ha passato la patata bollente all’assessore Cattaneo che, a sua volta, ha scaricato in malo modo i nostri concittadini lasciandoli senza risposte e/o soluzioni alternative.

Il gruppo politico Insieme per Gerenzano, chiede al sindaco Garbelli di prendersi le sue responsabilità e adoperarsi affinché la promessa fatta agli abitanti di via Moneta venga mantenuta rapidamente. Di promesse di marinaio ne abbiamo viste oramai troppe a Gerenzano, crediamo sia giunto il momento di cambiare, per il bene del paese.

Gerenzano 09 Febbraio 2011

sabato 5 febbraio 2011

Insieme per Gerenzano sulle nuove povertà

Ecco l'intervento del nostro capogruppo in Consiglio Comunale Dario Borghi, in merito all'interrogazione urgente presentata da Insieme per Gerenzano sulle polemiche relative al mancato pagamento dei buoni pasto della mensa scolastica da parte di alcune famiglie gerenzanesi, e dalla conseguente esclusione dal normale servizio mensa dei figli in età da scuola elementare:

A causa della crisi finanziaria particolarmente acuta nel 2009 e della caduta di alcune protezioni sociali, è esploso in modo drammatico  il fenomeno della crescita dell’area dei “vulnerabili”.
Quest’area coincide in pratica con quella dei “quasi marginali”: persone che vivono al limite della soglia della povertà, soggetti che quindi non hanno accesso ai tradizionali aiuti previsti dalle norme di protezione attivate dai Servizi Sociali. A favore di queste persone sarebbe necessario in tempi brevi programmare un rafforzamento dei diritti di cittadinanza ( in particolare rispetto alla classica triade casa-lavoro-istruzione) attraverso interventi normativi ed economici.
La lettura del grave problema dei vulnerabili  non deve e non può essere totalmente lasciata allo stato sociale. Molte persone, pur partendo da una condizione economica decorosa, scivolano silenziosamente verso la povertà a causa di eventi “naturali” a volte improvvisi ed imprevisti, che provocano in molte famiglie veri e propri smottamenti a causa non solo dell’insufficienza delle protezioni dello stato sociale ma soprattutto per l’evaporazione dei legami sociali. Pensiamo ad esempio:
- all’insorgere improvviso di una malattia o di una situazione di invalidità permanente in chi rappresenta la principale e/o unica fonte di reddito familiare;
- all’uscita anche temporanea dal mercato del lavoro di persone sui cinquant’anni e alla loro difficilissima ricollocazione;
- alla situazione di anziani che invecchiano senza avere figli in grado di sostenerli;
- a donne – uomini separati  con figli e con scarse reti parentali e sociali;
- a coppie che passano improvvisamente dal poter contare su due genitori in grado di accudire i nipoti (risparmiando tra l’altro la retta del nido, mense varie ecc…) al fare i conti con due anziani non completamente autosufficienti e/o invalidi da assistere (rette nido, badanti, casa riposo… a proposito, circa 3.000 euro mensili la retta al Villaggio Amico - per un pur buonissimo servizio di cura e assistenza, per carità -;  ma circa 1.900 in case riposo convenzionate…).
Queste situazioni faticano ad essere intercettate dal servizio sociale sia perché i disagi che le attraversano restano per lo più invisibili a questa lente, al mandato istituzionale assegnato ai servizi sociali, sia perché le persone portatrici di questi disagi spesso provano vergogna a esplicitare la nuova condizione in cui si vengono a trovare, poiché tale ammissione contrasterebbe con l’ideologia “performante” dominante, e significherebbe acquisire lo “stigma sociale” di “fallito” che il ricorso ai servizi sociali spesso sembra automaticamente assegnare da parte dell’immaginario collettivo.
Proviamo a connettere gli indizi :

-          Vergogna a chiedere aiuto  anche se si è in stato di forte difficoltà;
-           timore del marchio di fallito se ci si rivolge al servizio sociale;
-          “disabilità cognitive” che crescono rispetto  alla tenuta del “ bilancio familiare”( aumento esponenziale degli acquisti rateali, incapacità crescente di un’oculata gestione delle risorse…)

I nuovi vulnerabili hanno spesso casa, lavoro e titolo di studio, e mettono in crisi l’approccio tradizionale dello stato sociale che presupponeva una società più statica e un cittadino dotato di potenzialità (e di reti) ma impossibilitato ad esprimerle a causa della deprivazione di opportunità; di conseguenza l’investimento nella triade  casa- lavoro- istruzione era visto come fattore automatico di coesione e risoluzione di ogni problema.
- I Vulnerabili sono attraversati da problemi poco visibili con le categorie tradizionali di lettura a disposizione dei servizi, occorre quindi compiere uno sforzo comune (da qui la richiesta di una commissione per ragionare assieme). Ci chiediamo se ha ancora senso mantenere nella gestione dei servizi sociali e culturali una distinzione tra prevenzione e intervento…
- Se i vulnerabili si vergognano a chiedere aiuto, servizi impostati come luoghi in cui attendere che l’utente si rivolga saranno sempre meno adeguati a intercettarli. Invece pensare a servizi mobili (lavoro di strada, centri di ascolto itineranti) in grado di ascoltare le persone  e i loro problemi in occasioni informali, non percepiti come assistenziali e o terapeutiche, basate essenzialmente sul fronteggiamento dei problemi quotidiani apparentemente piccoli (il bilancio familiare quotidiano, gli acquisti rateizzati, il modo di fare la spesa, ecc…) e sull’allestimento di occasioni di convivialità, perché possa ricostruirsi quel tessuto di reciprocità di senso, in assenza del quale anche l’offerta di opportunità rischia di cadere nel vuoto.
- Ciò richiede di reinterpretare il principio, tuttora validissimo, dell’universalità dello stato sociale: per fare un esempio, come di fronte all’aumentare del numero dei disoccupati è lecito ricordare al sindacato di non tutelare solo gli occupati, così è corretto chiedersi se il 90% del budget dei servizi vada a favorire una ristretta cerchia di situazioni - che hanno il vantaggio di essere facilmente identificabili attraverso i codici di lettura a attuali dei servizi  o di avere l’abitudine di chiedere aiuto – mentre STANNO CRESCENDO INNUMEREVOLI PERCORSI INDIVIDUALI DI SCIVOLAMENTO VERSO LA POVERTA’. Ovviamente non si vuole mettere in discussione il principio della “giustizia retributiva”. Semplicemente rispetto alle nuove condizioni venutesi a creare, chiediamo di aggiungere nuove ATTENZIONI, rispetto a quelle, non dismissibili, relative alle tutele normative ed economiche tradizionali.

PROPOSTE di lavoro per una Commissione mista lavoro-sociale-cultura con la partecipazione importantissima della SCUOLA (LUOGO CRUCIALE PER LA RICOSTRUZIONE DI LEGAMI SOCIALI):
-          Educazione al bilancio familiare: a lavorare su questo tema che NON PUO’ OVVIAMENTE ESSERE PROPOSTO così come formulato come “tavolo di lavoro” ci si può arrivare ad esempio proponendo incontri su possibili risparmi intorno ai consumi (gas, luce, acqua, telefono). Si deve costruire una traccia  per discutere ad esempio delle proprie priorità di spesa;
-          VACANZE COME FAMIGLIA A COSTI CONTENUTI. In collaborazione con l’ASSOCIAZIONISMO si possono indicare ai cittadini opportunità per andare in vacanza in luoghi pensati per le famiglie, insieme ad altre famiglie a costi contenuti. Rispetto a quelli di mercato. Ciò consentirebbe tra l’altro di COSTRUIRE NUOVI LEGAMI SOCIALI (importanti per la gestione a costo zero di varie problematiche sociali);
-          HOUSING SOCIALE E TUTELA IN SITUAZIONI DI CONFLITTUALITA’. Questo può essere un CONTESTO DI AGGANCIO NON STIGMATIZZANTE (tutela verso altri cittadini, imprese, ecc.) che permette di progettare il RE-INSERIMENTO SOCIALE LA RE-INCLUSIONE.
-          LAVORO SULLA SICUREZZA: COSTITUISCE UN APPIGLIO CRUCIALE PER L’AGGANCIO DEI VULNERABILI. La riprogettazione di una via, una strada, un piccolo rione, come momenti per agganciare e costruire PUNTI DI ASCOLTO. Creare un piccolo PUNTO DI ASCOLTO INFORMATIVO ORIENTATIVO DECENTRATO IN ZONE PARTICOLARMENTE A RISCHIO, CON LA FUNZIONE non di risolvere MA di ASCOLTARE e ACCOGLIERE. CONDIVIDERE per SENTIRSI PIU’ SICURI per usare una semplificazione. Il bisogno di base è QUELLO DI ESSERE ASCOLTATI e SOLO SUCCESSIVAMENTE di ESSERE INVIATI AL SERVIZIO COMPETENTE. Questo PUNTO DI ASCOLTO NON DEVE ESSERE STATICO MA MOBILE e servirebbe ad evitare il RIMPALLO tra vari servizi socio sanitari degli utenti la stigmatizzazione conseguente ad una eventuale impropria  presa in carico, e il risparmio di energie economiche e di personale da indirizzare correttamente sui bisogni emergenti.  
-          Ora, LA SCUOLA, come precedentemente accennato PUNTO PRIVILEGIATO PER LA RICOSTRUZIONE DI  LEGAMI SOCIALI. La scuole è un crocevia di ceti e classi sociali rappresenta un terreno privilegiato per l’ascolto e la progettazione di interventi. Dentro le frequenti negoziazioni con le famiglie intorno ai voti, alle note, alle gite, alla gestione dei compleanni, al PROBLEMA BUONI PASTO… SI POSSONO LEGGERE SPESSO PROFONDE SOLITUDINI DEI GENITORI, RICHIESTE IMPLICITE DI SOCIALIZZAZIONE, CHE  POSSONO ESSERE VISTE E ACOLTATE SOLO SE SI UTILIZZANO LENTI ADATTE. Se ci si rende conto che la SCUOLA è un enorme deposito di QUOTIDIANO, dove gli spazi di socializzazioni informali( entrata uscita mensa intervallo) hanno un peso importante rispetto al prodotto complessivo dell’organizzazione scolastica, allora si DEVE CERCARE DI INVESTIRE IN MODO CONCRETO INTORNO ALL’INFORMALE, COSTRUENDO CON I GENITORI OCCASIONI DI COLLABORAZIONE SU SITUAZIONI ROUTINARIE E QUOTIDIANE ( LA GITA , LA MENSA…) COME OCCASIONI PER ALLESTIRE UN CONFRONTO INTORNO AL SENSO PER CUI SI FANNO LE COSE… Questo spazio può aprire un confronto su temi quali “che idee si hanno sul consumo?”, “è educativo non far mancare niente al proprio figlio?”, “quali sono le priorità (scarpe firmate o fermarsi in mensa)?”
-          Partire quindi da un problema serio , concreto pressante come il pagamento dei buoni mensa per far nascere OCCASIONI DI CONFRONTO e non di STIGMA, per riacquisire la partecipazione attiva DI TUTTE LE FAMIGLIE. No a interventi punitivi, ma creare occasioni per migliorare e riportare al rispetto e alla CONDIVISIONE REALE delle REGOLE e degli eventuali propri errori e/o mancanze, inadempienze, senza far ricadere QUESTE MANCANZE e INADEMPIENZE,  su SOGGETTI DEBOLI (i figli).

QUESTO è IL SENSO DELLA NOSTRA RICHIESTA DI COSTUTUIRE UNA COMMISSIONE MISTA che possa affrontare, tra gli altri, i punti sopra accennati.

LISTA CIVICA INSIEMEPERGETRENZANO
GERENZANO 25/01/2010 Allegata alla discussione sull’interrogazione urgente presentata il 20/09/2010